La chirurgia della valvola aortica e dell’aorta ascendente
Con la diffusione dell’esperienza nel trattamento delle varie forme di patologia valvolare, si era dimostrato che la correzione con tecnica tradizionale di una particolare forma di insufficienza valvolare aortica secondaria alla dilatazione del tratto iniziale dell’aorta ascendente di natura degenerativa, condizione nota come ectasia annulo-aortica, presentava importanti complicanze a lungo termine.
In questi casi, infatti, la tecnica classica consistente nella sostituzione della valvola aortica con una valvola artificiale e del tratto dilatato dell’aorta ascendente con un tubo protesico, presentava a distanza la dilatazione aneurismatica recidiva del tratto di aorta residuo non rimosso.
La tecnica innovativa che consente di risolvere radicalmente questo tipo di patologia è stata descritta nel 1968 da Hugh Bentall e Anthony De Bono dell’Hammersmith Hospital di Londra. Questa tecnica consiste nella sostituzione in blocco in un unico tempo di valvola aortica e aorta ascendente con una protesi costituita da un tubo di dacron all’estremità del quale viene fissata una valvola artificiale.
Gli osti coronarici, situati nel tratto prossimale dell’aorta ascendente, appena a valle della valvola aortica, e che vengono esclusi dall’impianto del tubo valvolato, sono connessi con il lume aortico artificiale in corrispondenza di due aperture praticate sulla parete del tubo protesico, permettendo così di ristabilire la circolazione coronarica.
Questa tecnica, generalmente nota come intervento di Bentall, ha ottenuto una vasta diffusione: nel corso degli anni sono state proposte varie modifiche, concernenti soprattutto la modalità della connessione degli ostii coronarici sul tubo protesico. Una importante modifica riguardante invece il tubo protesico è stata proposta dal chirurgo italiano Ruggero De Paulis, il quale ha realizzato una protesi tubulare costruita in modo che la morfologia del tratto prossimale del tubo stesso riproduca la presenza dei seni di Valsalva, ciò che rende più fisiologica la struttura e la funzione della protesi.