Vincenzo Pirola: la storia di un medico-scrittore

2 Maggio 2018

L’ultimo romanzo è “una ribellione solo pensata”

Il Prof. Vincenzo Pirola è l’autore del libro “Una ribellione solo pensata” che racconta, col pretesto di un omicidio, un grande affresco degli ultimi giorni del secondo conflitto mondiale e dell’Italia del dopoguerra che copre tre generazioni di una famiglia. In esso spiccano le figure di due personaggi: un bambino e un nonno che riassumono le gioie e le speranze proprie delle rispettive età. Un altro personaggio emerge in tutta la sua negatività: una donna, una madre incapace di superare il proprio egoismo personale.

Il tutto scritto con un lessico moderno e assieme antico che rende l’opera piacevole e interessante e che fa comprendere anche ciò che le parole non dicono ma sottintendono. Scambiano quindi due parole con il Dott. Vincenzo Pirola.

Una vita dedicata alla medicina, dieci libri scientifici alle spalle e una passione per la scrittura mai sopita. Oggi è al suo secondo romanzo, come è nata l’idea di scrivere “Una ribellione solo pensata”?

“Già due anni prima della morte di mia moglie, avvenuta il 3 marzo del 2010, avevo ripreso a scrivere racconti e nel 2008 fui fra i vincitori del Concorso letterario indetto dall’Ordine dei medici di Milano. Quasi presentendo che, di lì a poco, la donna che amavo sarebbe scomparsa ho iniziato a scrivere un romanzo che lei aveva potuto leggere nella sua prima stesura quando ormai era stata trasferita all’Hospice dell’Istituto dei Tumori di Milano. Mi incoraggiò a continuare a scrivere perché, scherzando, mi disse “era l’unica cosa che sapevo fare bene”. Aggiunse poi “vedrai che ce la facciamo. E se non sarà così tu diventerai un grande scrittore”. Si trattava di un rifiuto di fronte all’evidenza del suo inevitabile e tragico destino e, nel contempo, un’esortazione a perseguire l’obiettivo che, fin da bambino, mi ero proposto”.

Quanto c’è di autobiografico nei due personaggi principali, nonno e nipote, del suo libro?

“Il ragazzo e il nonno sono due facce della stessa medaglia. Vi è molto di autobiografico soprattutto nella figura del nonno che ha vinto la sua battaglia contro il male di vivere attraverso l’accettazione della sofferenza, condizione indispensabile per superare serenamente le difficoltà. Il nipote, agli albori della vita, in una Società che concede troppe libertà ai giovani senza dar loro la capacità di controllarle, è percepito dal nonno con grande preoccupazione per il suo futuro”.

La prefazione dice “Un libro da leggere in punta di piedi”, cosa deve aspettarsi il lettore dal suo romanzo?

“Il termine utilizzato nella quarta di copertina del romanzo vuole essere una sottolineatura della frettolosità e della poca attenzione con la quale molti libri vengono letti. Ricordo che la mia prima lettura di “Va dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro la feci in maniera troppo sbrigativa non riuscendo a comprenderne l’effettivo valore. Una seconda lettura più tranquilla e accurata mi permise di cogliere appieno la grande efficacia emotiva e lessicale del suo scritto. Non intendo, ora, mettermi al Suo livello ma rimango convinto che se si cerca di comprendere meglio ciò che si sta leggendo è molto più facile esserne coinvolti e apprezzarne il contenuto”.

Il mondo dell’editoria oggi è in continua evoluzione, quali sono le strade e le difficoltà che un autore deve affrontare per vedere pubblicato il proprio manoscritto?

“Gli Editori, in particolare i più grandi non hanno alcun interesse a pubblicare autori sconosciuti perciò, complice anche la crisi, ripiegano sulla stampa di autori già famosi e con un sicuro bagaglio di vendite oppure libri scritti da personaggi noti mediaticamente (TV, giornali, etc) . Un giovane o un nuovo autore, quando presenta un proprio libro a famosi Editori, raramente viene letto. Spesso lo si consola con lettere talora molto estimative, talora ridicole. Cosa dovrebbe fare allora chi desidera pubblicare? Adattarsi a scegliere un piccolo editore serio e ad acquistare, se si crede nel proprio valore, un certo numero di libri e cominciare a venderli ad amici e parenti.
D’altra parte una volta la situazione non era certo molto diversa se autori come Moravia, Pontiggia, Pasolini e molti altri, il loro primo libro hanno dovuto pagarselo per intero”.

Cosa è opportuno faccia chi fosse interessato all’acquisto?

“La modalità più semplice è ordinarlo presso una libreria e attendere qualche giorno per la consegna. C’è poi una seconda modalità utile a chi abita in Brianza. Recarsi uno dei lunedì dal 3 di novembre (dalle ore 10 alle ore 12) in via Modigliani, 2 (nella sede della Medicina dello Sport, Fisiatria e Allergologia del Policlinico di Monza) dove cercherò di essere presente fino a lunedì 22 dicembre”.

C’è qualche finalità particolare che ci si propone dalla vendita diretta dell’opera?

“Certo. Contribuire economicamente a finanziare le borse di studio per giovani donne laureate in Filosofia e residenti in Monza Brianza che è poi la finalità che si pone il Comitato in memoria di mia moglie, Rosanna Lissoni”.


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