Una tecnica innovativa contro l’Ipertensione Arteriosa
La Denervazione Renale Percutanea apre nuovi orizzonti
Secondo l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) l’ipertensione è la più frequente causa di morte nel mondo. L’ipertensione arteriosa si associa, infatti, a un aumentato rischio di patologie cardiache (infarto, scompenso cardiaco), renali (insufficienza renale fino alla dialisi), cerebrali (ictus) e vascolari (claudicatio agli arti inferiori).
Ne parliamo quindi con il dott. Filippo Scalise e la dott.ssa Mariella Manfredi del Servizio di Emodinamica del Policlinico di Monza.
Cos’è l’ipertensione resistente ai farmaci? Per ipertensione arteriosa resistente s’intende una pressione sistolica superiore a 160mmHg, oppure superiore a 150mmHg nei pazienti con diabete mellito tipo II, che non risponde a una terapia di almeno tre farmaci (fra cui un diuretico), assunti regolarmente.
Se i dati clinico-strumentali confermano la presenza di una ipertensione arteriosa resistente ai farmaci, per questo gruppo di pazienti esiste una nuova possibilità terapeutica ovvero un trattamento non farmacologico denominato“denervazione renale”. Cos’è la denervazione del simpatico renale? Esiste uno stretto legame tra le fibre nervose del sistema simpatico presenti nel rene e la pressione arteriosa. Molti studi hanno dimostrato, infatti, la centralità del rene nello sviluppo dello stato ipertensivo attraverso una molteplicità di meccanismi. Uno di questi è rappresentato dall’attività Sistema Nervoso Simpatico le cui fibre giungono al rene correndo lungo le pareti delle arterie renali.
Attraverso queste fibre, il sistema simpatico controlla gli stimoli che dal cervello arrivano al rene con effetti sulla pressione.
Nei casi d’ipertensione arteriosa si verifica un’ipereccitazione del sistema simpatico. La denervazione renale è un intervento mini-invasivo, a basso rischio di complicanze che si propone di ridurre questa iperattività, e quindi l’ipertensione, andando a interrompere a livello delle pareti delle arterie renali le connessioni con il Sistema Nervoso Centrale. Come si esegue la denervazione del simpatico renale? Mediante la puntura dell’arteria femorale all’inguine, il medico Emodinamista accede al sistema vascolare arterioso del paziente “come per l’esecuzione di una comune angiografia” e attraverso piccoli tubicini e guide dedicate raggiunge le arterie renali.
Viene poi introdotto il catetere dedicato a eseguire la denervazione che è messo a contatto con la parete delle arterie renali in più punti. Di norma si eseguono da quattro a otto ablazioni con RF (radiofrequenza), in base alle caratteristiche anatomiche dell’arteria. Al fine di poter correttamente visualizzare le strutture anatomiche vascolari è necessaria la somministrazione di mezzo di contrasto iodato. Al termine della procedura viene attuata una semplice compressione manuale dell’arteria all’inguine (sede dell’accesso) per circa dieci minuti, quindi il Paziente viene medicato con un apposito bendaggio compressivo da tenere per 12-24 ore.
Per quali pazienti è indicata la denervazione del simpatico renale?
È indicata per i pazienti con ipertensione resistente ai farmaci.
Sono esclusi dal trattamento i seguenti casi:
- Ipertensione secondaria ad altre patologie
- I pazienti affetti da diabete mellito di tipo I (“diabete giovanile”)
- Insufficienza renale cronica avanzata
- Pregressi interventi alle arterie renali (stent) oppure con calcificazioni significative di queste ultime.
I pazienti candidati alla denervazione dovranno sottoporsi ad alcuni esami specifici come una Angio-TC delle arterie renali per escludere anomalie anatomiche vascolari (arterie accessorie; calcificazioni vascolari di parete) e cause vascolari di ipertensione (stenosi arteria renale). Quali sono gli obiettivi del trattamento di denervazione renale ? La denervazione renale ha come scopo la riduzione e/o la stabilizzazione dei valori pressori.
Questo si associa indirettamente alla riduzione del rischio cardiovascolare, cerebrovascolare e renale legato allo stato ipertensivo. Uno studio multicentrico, prospettico, randomizzato condotto su pazienti con ipertensione resistente e pubblicato sulla prestigiosa rivista medica Lancet, ha dimostrato che a seguito di questa procedura si possono ottenere riduzioni medie della pressione arteriosa nell’ordine di 32 e 12 mmHg a sei mesi di follow up.
I dati finora raccolti inoltre mostrano una sostanziale assenza di effetti indesiderati. Sebbene al momento l’utilizzo della denervazione sia limitato alle forme più gravi e resistenti di ipertensione, non si può escludere che con il crescere dell’esperienza e di ulteriori risultati positivi, questa tecnica possa trovare applicazione anche per altre patologie che prevedono un’iperattività del sistema nervoso, come il diabete, lo scompenso cardiaco o le malattie renali croniche.