Per fegato, colon e pancreas c’è anche la strada laparoscopica

2 Maggio 2018

La chirurgia mininvasiva nel trattamento dei tumori

La paziente di cui parliamo ha 55 anni, è originaria del nord Italia ed è già stata sottoposta a resezione del colon nel maggio del 2012 per patologia tumorale e, purtroppo, come succede in circa il 50% dei casi, ha sviluppato metastasi tumorali al fegato. Vista la localizzazione delle lesioni e la loro dimensione, l’Équipe di Chirurgia Oncologica ed Epato-Bilio-Pancreatica del Policlinico di Monza, diretta dal Dott. Adelmo Antonucci, ha stabilito che ci fossero tutte le premesse per proseguire con un approccio chirurgico mininvasivo.
“Abbiamo deciso per un trattamento che fosse il meno traumatico per la paziente stessa – spiega il Dott. Antonucci – per permettere una ripresa più rapida e consentire quindi l’inizio dell’eventuale chemioterapia adiuvante in tempi più brevi. La paziente è stata quindi sottoposta ad intervento di lobectomia sinistra eseguita totalmente in laparoscopia. Ha avuto decorso regolare ed è stata dimessa dopo sei giorni dal ricovero”.

Questo intervento rientra in un programma di implementazione della chirurgia mininvasiva che l’Équipe di Chirurgia Oncologica ed Epato-Bilio-Pancreatica del Policlinico di Monza sta portando avanti da più di tre anni. Da febbraio 2011 infatti l’èquipe ha eseguito un totale di 530 interventi chirurgici di cui 124 resezioni epatiche, 23 delle quali in laparoscopia.
Il Programma di implementazione della chirurgia mininvasiva è stato applicato anche alle operazioni chirurgiche del colonretto dove su un totale di 126 interventi, 56 di questi sono stati approcciati con tecnica laparoscopica. Parlando in percentuali si tratta del 45%, valore nettamente superiore alla media nazionale che si aggira sul 30%.
“Abbiamo quindi eseguito – prosegue il Dott. Antonucci – 48 interventi di resezione pancreatica, 10 dei quali sempre in laparoscopia.

Siamo fortemente soddisfatti di questi numeri perché siamo convinti che, qualora sussistano i giusti presupposti, l’approccio chirurgico mininvasivo dia un maggiore beneficio al paziente sia in termini di ripresa immediata post operatoria, ferite più piccole significano anche meno punti di sutura e meno convalescenza. Tutto questo ci fa quindi rimettere presto il paziente in piedi per guadagnare tempo prezioso e iniziare entro pochi giorni dall’operazione l’eventuale trattamento chemioterapico”.

È bene però sottolineare che non tutti i pazienti e non tutti i tipi di tumore al colon, all’intestino o all’apparato epato-bilio-pan-creatico, sono idonei ad essere trattati con la chirurgia mininvasiva. “Al primo posto – spiega ancora il Dott. Antonucci – deve essere messa la sicurezza dell’intervento e quella oncologica ovvero qualunque tecnica chirurgica impiegata deve avere come fine la cura del tumore e non aspetti estetici o altro.
In certi casi essere conservativi è controproducente, non possiamo rischiare di fare più danni nel tentativo di farne meno”.


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