Il Dott Ferrazzi a Monza con la sua incredibile esperienza

2 Maggio 2018

Nasce il centro per la cardiomiopatia ipertrofica

A soli 25 anni, fresco di laurea in medicina e chirurgia prese un treno che lo portò ad attraversare l’Italia visitando le varie realtà ospedaliere di allora. È cominciata così l’avventura professionale del dott. Paolo Ferrazzi, specialista in cardiochirurgia e chirurgia pediatrica oggi in forza al Policlinico di Monza come Direttore del Centro per la Cardiomiopatia Ipertrofica e le Cardiopatie Valvolari.

“Credo di aver sempre voluto fare il chirurgo, ma nella mia vita ho anche rischiato di diventare prima un tennista, ma allora mi bloccarono per un lieve soffio al cuore, e poi un vero pilota di Formula 3” dice sorridendo il dott. Ferrazzi. In gioventù infatti gli era stata data l’occasione di diventare un pilota professionista, ma poi la vettura su cui correva aveva problemi e quando il motore si ruppe più volte, scelse definitivamente la strada della chirurgia.
“Diciamo che mi sono autodeterminato – spiega – ho fatto l’università a Roma e vedevo sempre operare i chirurghi più anziani e così ho capito subito che per me sarebbe stato difficile trovare spazio in quella realtà fatta di grandi senatori. Un giorno quindi ho preso il treno e ho girato l’Italia alla ricerca di un posto dove poter avere prospettive concrete.
Mi sono fermato a Bergamo perché mi ha dato l’impressione di essere una realtà sanitaria in crescita e così è stato. Ho iniziato nel 1973 come assistente medico presso la divisione di Cardiochirurgia degli Ospedali Riuniti di Bergamo e lì sono rimasto fino a qualche mese fa, ultimamente con la carica di Direttore del Dipartimento Cardiovascolare Clinico e di Ricerca”. Una carriera grandiosa costellata da momenti fondamentali come il suo primo trapianto di cuore all’età di 37 anni. “Era passata appena una settimana dal primo trapianto di cuore in Italia, io ero rientrato da poco dagli Stati Uniti dove studiavo da un anno proprio per essere pronto ad affrontare questa grande avventura. Ricordo che c’erano più di 150 giornalisti che aspettavano di avere notizie sull’esito dell’operazione.
I protocolli rivisti più volte e l’organizzazione puntigliosa hanno fatto si che eseguissimo quello e i successivi 40 interventi con successo”.

Il dott. Ferrazzi è stato poi, tra le tante altre cose, il cardiochirurgo che ha eseguito il primo trapianto di cuore e polmone in Italia nel 1991. Un uomo da 10.300 interventi chirurgici, tra cui 900 trapianti di cuore. “Sono stati 10.300 innamoramenti – afferma Ferrazzi – si perché per i miei pazienti, tutti, ho avuto sempre quelli che chiamo, appunto, innamoramenti temporanei. In 40 anni di carriera ciò che ha fatto si che superassi la stanchezza, lo stress e la tensione dovuti a ritmi serrati e che rimanesse accesa in me la stessa passione degli inizi, è stata proprio la gioia di alzarmi al mattino per andare a visitare i pazienti operati il giorno prima”.
Un progetto che il dott. Paolo Ferrazzi porta avanti con grande orgoglio è poi quello relativo all’International Heart School (Fondazione di Bergamo per la Formazione Medica continua – ONLUS) fondata da Lucio Parenzan nel 1989 e di cui oggi è Direttore. “In questi anni oltre 320 medici, provenienti da 52 paesi sparsi per il mondo, hanno frequentato questa prestigiosa scuola. Tra questi più di 60 oggi rivestono ruoli apicali nei loro paesi (primari, direttori di dipartimento), ci sono anche due Ministri – continua il dott. Ferrazzi – Ogni anno sono solo 8 i posti disponibili a fronte di circa 80 richieste che vengono vagliate in base al curriculum e alle possibilità lavorative che questi professionisti possono avere nel loro paese d’origine. Dall’International School si esce con un master europeo in cardiochirurgia, cardiologia e anestesia cardiovascolare, un bell’orgoglio per tutti noi volontari, compresi i docenti, il cui obiettivo ora è quello creare dei distaccamenti della scuola anche in altri continenti in modo da aumentare il numero di iscritti all’anno, riducendo i costi. Non bisogna dimenticare infatti che la scuola vive di volontariato e tutto quello che viene raccolto tramite la solidarietà, viene messo a servizio degli studenti”.

Ma veniamo alla nuova avventura con il Policlinico di Monza iniziata qualche mese fa.
“Cercavo una struttura che potesse permettermi di sviluppare dei centri specializzati su singole malattie – spiega Ferrazzi – perché sono convinto che questa sia la direzione giusta per dare una risposta utile e concreta ai pazienti ovvero concentrare conoscenze su specifiche tecniche e patologie. Qui al Policlinico di Monza ho trovato subito terreno fertile per le mie idee, sono stato colpito dalla progettualità e dalla serietà del Gruppo”. Ed è così che al Policlinico di Monza è nato il Centro per la Cardiomiopatia Ipertrofica e le Cardiopatie Valvolari. “Spero di dedicarmi meno alla burocrazia, come il ruolo di Direttore di Dipartimento che avevo a Bergamo richiedeva, e più ai pazienti perché il mio scopo è uno solo, anzi sono tre: la clinica, la ricerca e la solidarietà”.

Parliamo quindi di uno dei cavalli di battaglia del dott. Paolo Ferrazzi ovvero quello che riguarda il trattamento chirurgico della Cardiomiopatia ipertrofica, una malattia genetica del miocardio caratterizzata da un marcato aumento dello spessore della parete del cuore (ipertrofia), in particolare del ventricolo sinistro.
Nella maggior parte dei casi questa patologia è a trasmissione autosomica dominante: ciò significa che un individuo affetto dalla patologia ha il 50% di probabilità di trasmettere la malattia ai suoi figli. Quindi la possibilità che un soggetto affetto trasmetta ai figli l’alterazione genetica è statisticamente stimata 1 su 2. In ogni caso la trasmissione autosomica dominante non implica necessariamente che se un individuo ha 4 figli due di essi saranno sicuramente malati, questa è soltanto una probabilità statistica. Di fatto potrebbero essere tutti sani o all’opposto 4 su 4 malati.

La storia naturale della Cardiomiopatia Ipertrofica è variabile: una percentuale maggiore di pazienti è asintomatica o paucisintomatica con decorso clinico stabile e con un tasso di sopravvivenza simile a quello della popolazione adulta normale; una percentuale più bassa di pazienti può andare incontro a morte improvvisa su base aritmica (0.5%-5% di mortalità annua a seconda della casistica, con le percentuali più elevate durante l’infanzia e l’adolescenza).
In una porzione di pazienti (<10%) si può osservare una progressione verso l’insufficienza cardiaca associata a rapido deterioramento clinico.
“Un’elevata percentuale dei pazienti affetti da cardiomiopatia ipertrofica – spiega il dott. Paolo Ferrazzi – sono asintomatici per lungo tempo, ma la possibilità che questi possano andare incontro a morte improvvisa impone controlli ravvicinati nel tempo. Questa patologia infatti rappresenta comunque la più comune causa di morte improvvisa nei giovani al di sotto dei 35 anni (il 30% di questi durante sforzi o attività sportiva)”.
Per risolvere questa malattia può essere indicato l’intervento chirurgico riservato a quei pazienti con marcata ostruzione all’efflusso del ventricolo sinistro e sintomi severi che non rispondono ai farmaci. Nella Cardiomiopatia Ipertrofica ostruttiva sono state utilizzate diverse tecniche chirurgiche, ma la più accettata rimane la miotomia-miectomia del setto interventricolare.
“L’operazione – conclude il dott. Ferrazzi – si esegue a cuore aperto e consiste nell’asportare una piccola porzione di muscolo ispessito (mediamente 4gr) dalla parte superiore del setto interventricolare, allargando così la cavità del ventricolo sinistro in quell’area e abolendo l’ostruzione. Inoltre negli ultimi anni si è reso evidente come il lembo anteriore della valvola mitralica contribuisca, assieme al muscolo, ad ostruire il ventricolo di sinistra. Nel nostro Centro abbiamo messo a punto una tecnica, chiamata “taglio delle corde secondarie” che con un gesto semplice e veloce contribuisce al miglioramento dei risultati. Per la sua complessità, questo intervento deve ovviamente essere eseguito soltanto presso Centri di riferimento”.

I sintomi della cardiomiopatia ipertrofica possono svilupparsi dall’infanzia fino all’età più avanzata, sebbene siano rari nei primi 10 anni di vita:

  • Respiro Corto
  • Dolore Toracico
  • Stanchezza
  • Palpitazioni
  • Annebbiamento della Vista e Svenimento

“Nelle strutture con esperienza per questo tipo di chirurgia, quale appunto il Policlinico di Monza – conclude il dott. Ferrazzi – i risultati sono molto soddisfacenti poiché l’intervento consente di ottenere un miglioramento duraturo dei sintomi. Se l’operazione viene eseguita in modo appropriato, nella grande maggioranza dei casi, l’ostruzione determinata dalla ipertrofia del miocardio viene definitivamente abolita e con la nuova tecnica sul lembo anteriore mitralico, viene risolta l’insufficienza della valvola mitralica che spesso (nel 45% dei casi) è associata alla miocardiopatia ipertrofica ostruttiva”.


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