Diabete e obesità giovanile ecco i due nuovi ambulatori

30 Aprile 2018

Si arricchisce l’attività della medicina metabolica

All’interno del Servizio di Medicina Metabolica del Policlinico di Monza, diretto dal prof. Gianluca Perseghin, sono nati due nuovi ambulatori per essere ancora più vicino al paziente. Si tratta dell’Ambulatorio di educazione al paziente diabetico e l’Ambulatorio per l’obesità infantile e adolescenziale. Due argomenti complessi e multi sfaccettati che richiedono un intervento su più fronti per affrontare al meglio le problematiche legate alle due patologie.
Il diabete infatti è una malattia cronico degenerativa e il suo trattamento, se non è accompagnato da una presa di coscienza del significato e dell’importanza della patologia tale da indurre un cambio dello stile di vita, non sarà sufficiente a garantire una cura ottimale delle sue complicanze micro e macro-vascolari. Il paziente deve comprendere che con il passare del tempo, un diabete non controllato può portare a gravi complicazioni e deve essere aiutato a capire la severità di questa malattia.
Da qui l’idea su cui si fonda l’Ambulatorio di educazione del paziente diabetico ovvero quella di far si che il paziente non si senta mai solo, ma trovi nel personale medico, e soprattutto in quello infermieristico, un interlocutore che possa essergli d’aiuto a superare le perplessità e i dubbi sulla modalità di assunzione della terapia e su tutti gli altri aspetti della malattia.

Ecco gli obiettivi dell’Ambulatorio di educazione al paziente diabetico:

    1. Educare al monitoraggio della glicemia a domicilio: cos’è il glucometro, come utilizzare in maniera corretta il pungi-dito per la rilevazione della glicemia e l’importanza del “diario” glicemico. La gestione del controllo glicemico non è sempre semplice. Il paziente spesso pensa che la malattia e l’eventuale uso dell’insulina gli sconvolgerà la vita perché genera ansia riguardo alla modalità e ai tempi di somministrazione. Il paziente sente la preoccupazione di iniettarsi una dose sbagliata e quindi di esporsi al rischio dell’ipoglicemia e come tale può spesso sentirsi solo, incompreso, depresso e con sensi di colpa per il mancato raggiungimento degli obiettivi. Il Personale dell’ambulatorio di diabetologia ha il compito di educare il paziente diabetico all’automonitoraggio glicemico, al corretto prelievo della goccia ematica per l’automisurazione glicemica e all’utilizzo corretto del diario glicemico.
    2. Educare alla corretta somministrazione della terapia insulinica: far capire al paziente che il diabetologo e l’infermiere l’aiuteranno a imparare quando, come e dove iniettarsi l’insulina e che questo processo è costituito da un continuo divenire necessario a comprendere la dose opportuna di insulina. Lo schema insulinico è la prescrizione medica del tipo di insulina, dell’orario in cui deve essere somministrata e della quantità che va iniettata ogni volta. Esistono diversi tipi di insulina che si differenziano per il tipo e per la durata di azione, per la fase di picco in cui esprime la massima azione e per il tempo in cui rimane attiva.
      Uno schema insulinico può prevedere iniezioni con differenti tipi di insulina.
      La ragione è che il nostro organismo ha bisogno di un’insulina basale durante le 24 ore, ma anche di “boli” per metabolizzare i carboidrati assunti durante i pasti. Le insuline ultralente o lente servono come base le rapide o le ultra rapide per utilizzare i carboidrati.
      Le dosi di insulina sono suddivise in Unità o Unità Internazionali (U.I.). Il fabbisogno medio varia da persona a persona a seconda dell’attività fisica svolta, dello stile di vita e della sua insulino-resistenza.
    3. Educare a riconoscere e gestire i sintomi dell’ipoglicemia: insegnare i sintomi da non sottovalutare, i tre gradi dell’ipoglicemia, cosa fare (e cosa possono fare gli altri) in caso di ipoglicemia. L’ipoglicemia consiste in una diminuzione del livello di glucosio nel sangue al di sotto dei valori di normalità corrispondente in modo convenzionale a < 65-70 mg/dl. Vengono definiti tre gradi di ipoglicemia:
      a) Di grado lieve, dove sono presenti solamente sintomi come tremori, palpitazione e sudorazione e l’individuo è in grado di autogestire il problema.
      b) Di grado moderato, dove a questi sintomi si aggiungono sintomi come confusione e debolezza, ma l’individuo è comunque in grado di autogestire il problema.
      c) Di grado grave, dove l’individuo presenta uno stato di coscienza alterato e necessita dell’aiuto o della cura di terzi per risolvere l’ipoglicemia.
    4. Educare alla prevenzione del piede diabetico: autoispezione del piede per individuare segni precoci di sofferenza a livello delle parti distali degli arti inferiori.
      Il piede è l’organo deputato al movimento, esplica la sua funzione fornendo informazioni al cervello sotto forma di sensazioni e ricevendo da questo ordini motori. Le informazioni sensitive ci avvertono dell’asperità e temperatura del terreno su cui stiamo camminando, della pressione esercitata sul piede e delle sollecitazioni che provocano dolore su di esso. La deambulazione è la conseguenza di ordini provenienti dal cervello che provvede a muovere in sincronia i muscoli del piede che si contraggono e si rilasciano. La conservazione della temperatura, del trofismo e dell’idratazione avviene tramite fibre nervose che non dipendono dalla volontà ma che lavorano autonomamente dalla coscienza. La neuropatia diabetica colpisce: i nervi sensitivi (neuropatia sensitiva), i nervi vegetativi (neuropatia automica), i nervi motori (neuropatia motoria). Il piede colpito da neuropatia diabetica è un piede che presenta un alterato equilibrio muscolare, un’alterata percezione degli stimoli e un’alterata autoregolazione vegetativa.
    5. Incentivare il rapporto tra personale medico e paziente: confrontarsi per instaurare strategie volte a contrastare l’aumento del peso che si associa alla terapia insulinica. Ecco nel dettaglio anche i servizi offerti dal secondo, ma non meno importante, ambulatorio dedicato al fenomeno dell’obesità infantile e adolescenziale.Una corretta alimentazione rappresenta il primo presupposto per la salute dell’uomo. La nutrizione, dopo avere assicurato agli esseri umani il benessere fisico e il conseguente aumento dell’aspettativa di vita, è oggi chiamata ad una sfida ancora più impegnativa: quella di garantire all’uomo una longevità in salute, al riparo dalle malattie croniche e degenerative che vedono in una non corretta alimentazione uno dei principali fattori predisponenti. L’obesità/sovrappeso non affligge solo il 50% della popolazione adulta italiana, questo problema infatti ha radici già in età adolescenziale: il 30-35% dei bambini italiani è in sovrappeso ed il 10-12% è obeso. L’impatto che l’obesità in età infantile e adolescenziale avrà nella vita adulta di un individuo non è ancora stato determinato, inoltre benché oggetto di studi condotti in ogni tipo di popolazione, area geografica, condizione culturale ed economica, i principi base di una corretta alimentazione non sono stati ancora definitivamente stabiliti. Il dibattito su questa materia infatti è molto acceso, con poche verità accertate. Inoltre, poiché l’interesse per l’alimentazione dell’uomo non è limitato alla sola comunità scientifica, ma investe l’intera società civile, anche fattori non biologici, di natura culturale e sociale, interferiscono e possono condizionare la condotta alimentare della popolazione. In tale contesto, in mancanza di riferimenti scientifici certi, i messaggi che vengono divulgati appaiono spesso vaghi o contraddittori, dettati di volta in volta dalle mode e modelli del momento, con il risultato di generare confusione, inutili allarmismi e talvolta anche informazioni errate.

Ecco i punti che si prefigge l’Ambulatorio per l’obesità infantile e adolescenziale:

1) Sensibilizzare i pazienti e le loro famiglie al mantenimento di un adeguato stato nutrizionale e al mantenimento di un sano peso corporeo.
2) Stabilire l’associazione tra le caratteristiche antropometriche (peso, età, circonferenza vita) e le abitudini alimentari del paziente, indagando la frequenza del consumo degli alimenti durante e fuori dai pasti.
La visita endocrinologica di compone di due fasi principali: la prima in cui viene analizzata la storia famigliare del paziente e la seconda che si concentra sulla valutazione approfondita dello stato di salute e delle abitudini alimentari del paziente obeso.
3) Fornire programmi nutrizionali personalizzati e associarli, dove necessario, a consigli dietetici e a visite di controllo periodiche.
Alla luce delle indicazioni specifiche del medico endocrinologo, delle informazioni raccolte sulle abitudini alimentari e dei dati antropometrici rilevati, verrà stilata una completa analisi alimentare del paziente unitamente a un programma nutrizionale e di educazione alimentare (consigli nutrizionali per un comportamento alimentare sano ed equilibrato alla luce delle indicazioni nutrizionali LARN – Livelli di Assunzione giornalieri Raccomandati di energia e Nutrienti per la popolazione italiana e INRAN – Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione).
L’obiettivo primario dell’ambulatorio è dunque quello di supportare i bambini e i ragazzi affetti da obesità, anche e soprattutto attraverso le proprie famiglie, al fine di offrire loro gli adeguati strumenti per conoscere e risolvere questo importante problema.


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