Il Prof. Perseghin e il Dott. Ciardullo della Medicina Metabolica del Policlinico di Monza, hanno pubblicato sulla rivista Liver International il lavoro dal titolo “Trends in prevalence of...
La pressione alta? una nemica da conoscere
A Verano arriva il centro studi per l’ipertensione
Il controllo dell’ipertensione arteriosa è ancora oggi inadeguato, studi recenti hanno infatti dimostrato che vengono trattati correttamente solo il 30% dei pazienti totali. Si deduce quindi come il miglioramento in questo campo rappresenti un obiettivo di enorme rilevanza per la salute della nostra popolazione ed è proprio per venire incontro a questa necessità che il Policlinico di Monza ha deciso di offrire un nuovo servizio specialistico per la diagnosi e cura dell’ipertensione arteriosa e delle malattie vascolari associate.
Oltre a ciò, le modalità di gestione dell’ipertensione devono considerare la presenza di co-patologie, che hanno grande importanza nelle scelte di terapia e di modalità di follow-up.

L’attività clinica del Centro è specificamente indirizzata agli aspetti diagnostici e terapeutici dell’ipertensione arteriosa e delle malattie vascolari. Al fine di un corretto inquadramento di ogni paziente con pressione arteriosa elevata le finalità dell’approccio specialistico sono orientate a:
- definire il grado di ipertensione attraverso differenti modalità della misurazione della pressione arteriosa (monitoraggio ambulatoriale e misurazione domiciliare)
- individuare il danno d’organo subclinico a livello cardiaco, vascolare e renale, utilizzando le correnti metodiche non invasive raccomandate dalle linee guida
- diagnosticare le forme secondarie di ipertensione in relazione alla caratteristiche anamnestiche, obiettive e laboratoristiche di ciascun paziente
- selezionare un’adeguata e razionale terapia farmacologica e non, al fine di ottenere un ottimale controllo dei valori pressori
- individuare la popolazione di ipertesi gravi resistenti alle terapie farmacologiche convenzionali da avviare al moderno trattamento con denervazione renale percutanea.
Nei casi d’ipertensione arteriosa si verifica un’ipereccitazione del sistema simpatico.
La denervazione renale è un intervento mini-invasivo, a basso rischio di complicanze che si propone di ridurre questa iperattività, e quindi l’ipertensione, andando a interrompere a livello delle pareti delle arterie renali le connessioni con il Sistema Nervoso Centrale.
Come si esegue la denervazione del simpatico renale?
Mediante la puntura dell’arteria femorale all'inguine, il medico Emodinamista accede al sistema vascolare arterioso del paziente come per l’esecuzione di una comune angiografia e attraverso piccoli tubicini e guide dedicate raggiunge le arterie renali. Viene poi introdotto il catetere dedicato a eseguire la denervazione che è messo a contatto con la parete delle arterie renali in più punti. Di norma si eseguono da quattro a otto ablazioni con RF (radiofrequenza), in base alle caratteristiche anatomiche dell’arteria. Al fine di poter correttamente visualizzare le strutture anatomiche vascolari è necessaria la somministrazione di mezzo di contrasto iodato. Al termine della procedura viene attuata una semplice compressione manuale dell’arteria all'inguine (sede dell’accesso) per
circa dieci minuti, quindi il Paziente viene medicato con un apposito bendaggio compressivo da tenere per 12-24 ore.
Per quali pazienti è indicata la denervazione del simpatico renale?
È indicata per i pazienti con ipertensione resistente ai farmaci.
Sono esclusi dal trattamento i seguenti casi:
- ipertensione secondaria ad altre patologie.
- i pazienti affetti da diabete mellito di tipo I (“diabete giovanile”),
- insufficienza renale cronica avanzata
- pregressi interventi alle arterie renali (stent) oppure con calcificazioni significative di queste ultime.
Quali sono gli obiettivi del trattamento di denervazione renale ?
La denervazione renale ha come scopo la riduzione e/o la stabilizzazione dei valori pressori. Questo si associa indirettamente alla riduzione del rischio cardiovascolare, cerebrovascolare e renale legato allo stato ipertensivo.
Uno studio multicentrico, prospettico, randomizzato condotto su pazienti con ipertensione resistente e pubblicato sulla prestigiosa rivista medica Lancet, ha dimostrato che a seguito di questa procedura si possono ottenere riduzioni medie della pressione arteriosa nell’ordine di 32 e 12 mmHg a sei mesi di follow up. I dati finora raccolti inoltre mostrano una sostanziale assenza di effetti indesiderati. Sebbene al momento l’utilizzo della denervazione sia limitato alle forme più gravi e resistenti di ipertensione, non si può escludere che con il crescere dell’esperienza e di ulteriori risultati positivi, questa tecnica possa trovare applicazione anche per altre patologie che prevedono un’iperattività del sistema nervoso, come il diabete, lo scompenso cardiaco o le malattie renali croniche. L’attività del Centro sarà inoltre istituzionalmente orientata alla ricerca scientifica, perché sicuramente un forte impegno in tal senso può assicurare un progressivo miglioramento dei livelli di prevenzione e cura. La ricerca riguarderà quindi la farmacologia clinica dell’ipertensione e, soprattutto, le nuove tecniche di trattamento non farmacologico dell’ipertensione resistente alla terapia medica. “Troppo spesso si pensa che basti una pastiglia per tenere sotto controllo la patologia ipertensiva – conclude il Dott. Scardina – la realtà invece è più complessa e articolata per questo uno screening approfondito e specifico è indispensabile per evitare che il paziente vada incontro ad una serie di patologie cardiovascolari, anche gravi”.