Innovazioni all’avanguardia per farti sorridere di più

Rigenerazione ossea e chirurgia piezoelettrica

In Medicina lʼinnovazione senza lʼesperienza non serve a nulla, anzi è un boomerang. Inseguire senza spirito critico tutte le novità in campo medico vuol dire curare i pazienti con metodi forse innovativi, ma non supportati dallʼevidenza scientifica; in poche parole significa “provare” senza sapere bene quello che succederà con il rischio di ottenere risultati inferiori alle aspettative e a quelli che le cure più tradizionali avrebbero potuto portare. Allo stesso modo decidere solo in base ai dati noti senza aprire mai la porta a nuove tecniche e terapie porterà, forse, a guarigioni più prevedibili, ma toglierà un elemento imprescindibile che caratterizza da sempre la medicina e non solo: il progresso.

È di fronte a questo bivio che un medico si trova tutti i giorni, specialmente quando deve scegliere un percorso terapeutico. La scelta sarà quindi frutto di un compromesso che in questo caso non vuol dire “scelta di comodo”, madott francesco azzola “scelta ponderata” e bilanciata dalla moltissime variabili in gioco, tra cui i dati della letteratura, le caratteristiche del paziente e l’esperienza personale.

Questo dilemma riguarda ogni aspetto della medicina, dalla più raffinata neurochirurgia alla meno invasiva fisioterapia. E non risparmia nemmeno le cure del cavo orale. Lʼedentulia, o perdita dei denti, è un problema molto presente nella popolazione italiana e non solo. Oggi una delle tecniche per ripristinare i denti mancanti è lʼinserimento di impianti nellʼosso alveolare che, una volta integrati, possono sostenere nuovi “denti” protesici fissi.

Sarebbe tutto semplice se non fosse che spesso un volume osseo sufficiente ad ospitare gli impianti non c’è. Questo accade principalmente per due motivi: lʼatrofia dellʼosso, che una volta perso il dente si riassorbe progressivamente, e la malattia parodontale (altrimenti detta piorrea) che causa il riassorbimento dellʼosso quando i denti sono ancora presenti.

Cosa fare dunque in questi casi per evitare dentiere o apparecchi mobili?

Da decenni ormai in odontoiatria si applicano protocolli di chirurgia rigenerativa per ricostruire il tessuto osseo e posizionare impianti in pazienti con i mascellari fortemente atrofici. Uno dei settori più interessati dalle tecniche di rigenerazione è il mascellare posteriore, qui infatti, oltre al riassorbimento dellʼosso per i meccanismi sopra descritti, la situazione viene ulteriormente complicata dalla pneumatizzazione del seno mascellare. Il seno mascellare è una cavità che si trova all ʼincirca in corrispondenza dello zigomo e che è collegata direttamente con la cavità nasale; quando per qualche motivo si perdono i denti molari e premolari questa cavità si espande verso il basso riducendo lo spessore di osso utile allʼinserimento di impianti. Per fare sì che invece gli impianti possano essere posizionati si applica una tecnica chiamata “rialzo del seno” dove il pavimento del seno viene letteralmente “rialzato” e al di sotto di questo si creano le condizioni per la formazione di un nuovo osso. Questo intervento consiste nel creare uno sportello nella parete ossea che si trova sotto lo zigomo e, attraverso di esso, sollevare la sottile membrana che riveste internamente il seno mascellare (membrana di Schneider) per andare a riempire lo spazio vuoto conuna miscela di osso autologo (del paziente) e un sostituto osseo, a lento riassorbimento, che nellʼarco di sei mesi porterà ad avere il volume e la consistenza adatti allʼinserimento degli impianti.

Fino a pochi anni fa lʼunico modo per creare questo sportello era quello di tagliare lʼosso utilizzando frese metalliche con il rischio di lacerare la sottile membrana di Schneider che si trova immediatamente sotto.

La lacerazione della membrana Schneider è una complicanza che in alcuni casi può essere gestita senza dover interrompere lʼintervento.
Se la lacerazione è di piccole dimensioni la Schneider può essere riparata con un una membrana collagene riassorbibile e lʼintervento può essere portato a termine, nei casi invece in cui la lacerazione è più estesa cʼè il pericolo che il biomateriale inserito per mantenere la membrana sollevata, si disperda all’interno del seno dando origine a fenomeni flogistici come la sinusite obbligando il medico ad interrompere lʼintervento di rigenerazione. È quindi di gran lunga preferibile riuscire a portare a termine lʼintervento lasciando la membrana di Schneider intatta.

Oggi lo stato dellʼarte nel rialzo del seno prevede lʼuso del manipolo piezoelettrico. Ecco di cosa si tratta.

La chirurgia piezoelettrica sfrutta lʼeffetto piezoelettrico inverso tipico di alcuni cristalli che, se attraversati da una differenza di potenziale, vibrano. La sua applicazione in campo chirurgico è frutto di un brevetto italiano esportato in tutto il mondo. Si tratta di una particolare vibrazione ultrasonica che, trasmessa a un inserto metallico, è in grado di tagliare il tessuto osseo e al tempo stesso di preservare i tessuti molli permettendo di operare in totale sicurezza anche in prossimità di strutture delicate come vasi e nervi. Nella chirurgia del seno mascellare questa tecnica è utilizzata per creare lo sportello osseo e nelle prime fasi di scollamento della membrana di Schneider, riducendo notevolmente il rischio di lacerare la membrana stessa. Le altre proprietà della chirurgia piezoelettrica sono: la maggior precisione nel taglio del tessuto osseo, la migliore visibilità per lʼoperatore e il minor stress post operatorio.

In conclusione si può dire che le riabilitazioni su impianti sono possibili anche in situazioni critiche come il mascellare posteriore atrofico grazie alla rigenerazione ossea e se a questa poi si aggiunge lʼapplicazione di tecniche innovative come la chirurgia piezoelettrica, il rischio di complicanze e la morbilità post operatoria si riducono ulteriormente.

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