Tumori neuroendocrini e radioterapia metabolica: una nuova pubblicazione a cura del Prof. Bajetta

Il contributo del Prof. Bajetta dell'Istituto di Oncologia del Policlinico di Monza e Presidente del Gruppo I.T.M.O. alla comprensione dei tumori neuroendocrini si arricchisce con un lavoro pubblicato sulla rivista JAMA Network Open. L’articolo dal titolo “Association of Upfront Peptide Receptor Radionuclide Therapy With Progression-Free Survival Among Patients With Enteropancreatic Neuroendocrine Tumors” spiega che i tumori neuroendocrini (NET) sono un gruppo eterogeneo di neoplasie rare, che possono insorgere in qualunque parte del corpo umano. I più frequenti si sviluppano a livello intestinale (intestino tenue) e a livello toracico (polmone, timo). Sono classificati secondo il grado di malignità istologica (G1, G2, G3) e stadiati secondo il TNM. La maggior parte è suscettibile di chirurgia radicale all’esordio, ma purtroppo le recidive sono frequenti. Quando la malattia non è operabile o è diffusa, i pazienti (G1 e G2) vengono trattati con analoghi della somatostatina (ASS). I casi ad istologia sfavorevole (G3) vengono avviati a chemioterapia. La radioterapia metabolica (PRRT) è una valida risorsa e prevede l’utilizzo del radiofarmaco Lutezio. Questa purtroppo non è attuabile in 1° linea in quanto non ancora autorizzata dall’Agenzia AIFA. Nell’articolo in esame si è cercato di dimostrare come la terapia di 2° linea per i casi G1 e G2 sia più efficace quando si utilizza la PRRT rispetto a quando il paziente viene avviato a terapie mediche (chemioterapia, ormonoterapia, terapie target).
In sintesi, si evidenzia come la terapia di 2° linea preferibile per i casi G1 e G2 sia la PRRT con Lutezio rispetto all’impiego di chemioterapia e/o terapie target.

14 marzo 2022

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